In 8.000 al Presepiarte

“Presepiarte” ha chiuso i battenti riportando un nuovo, indiscutibile successo. La mostra, infatti, aperta dall’otto di Dicembre fino ad ieri,è stata visitata da circa ottomila persone. La rassegna cerretese, giunta alla seconda edizione..rappresenta una delle testimonianze più significative nel fitto panorama di iniziative promosse per il periodo natalizio che va ben oltre l’ambito provinciale. L’accostamento, il dialogo, gli scambi e le reciproche influenze tra due delle espressioni creative che più caratterizzano la cultura del nostro tempo hanno animato il Chiostro di Palazzo Sant’Antonio, sede anche del Museo civico della ceramica… In tale contesto un consenso tutto particolare è stato attribuito alla “Natività” di Giovanni Mancini.

Un lavoro singolare che, situato al centro del Chiostro, ha dialogato in libertà con opere e spazi monumentali magnifici. Ed è stato in grado, con autorevolezza, di esprimere il rapporto che intercorre fra la grande creatività contemporanea e quella del passato. “Questa volta Mancini – ha spiegato il professore G. Zoschg, critico d’arte- modificando il metodo che ha caratterizzato la sua precedente produzione, è partito da una grande opera pittorica del passato: la Natività del Perugino e ha dato vita ad una scultura in sagome di lamiera”.

“L’idea guida è che è tempo che l’arte – ha proseguito – ponga in comunicazione tra loro più espressioni culturali in quanto in quanto la storia non è una parte, magari più gradevole della realtà, ma realtà tutta che si trasforma incessantemente secondo le installazioni. Quasi si auto trasforma, giacchè nulla si crea e nulla si distrugge”. D’altra parte la proposta di Giovanni Mancini ha trattato anche il tema della manipolazione delle architetture esistenti, in due diverse e particolari considerazioni: da un lato la concezione dell’edificio come “corpo”, dall’altro la definizione di un nuovo e diverso spazio estetico da quello museale. “ In altri termini – ha concluso il professore Zoschg – la Natività di Mancini, al di là, come opera aperta, di ogni possibile interpretazione, ha richiesto ai visitatori di mutare il proprio modo di vedere e sentire”.

Sandro Tacinelli
IL SANNIO QUOTIDIANO, pag. 11, 7 Gennaio 1997